esortazione del 4 gen 2021

Vedevo in televisione le immagini terribili del modo in cui sopravvivono i profughi nel corridoio balcanico, sotto la neve a piedi nudi e senza coperture

Mi sono allora ricordato di un libro di Quinzio, letto qualche anno fa, Mysterium iniquitatis, nel quale si affronta il  “mistero dell’ingiustizia”  e del suo perché, che termina con  questa accorata e terribile invocazione del papa Pietro II : “ In questa morte culmina, e si consuma, il mistero dell’iniquità che domina l’intera storia del mondo. Non esiste altra speranza, per ogni uomo e per la vicenda di tutti gli uomini e dell’intera creazione, al di fuori della croce e della resurrezione di Gesù Cristo. A lui affido tutti e ciascuno, insieme alla mia povera persona, nell’attesa dell’ultima Rivelazione, del giudizio finale e della vita senza fine”.

Noi, che non abbiamo altri a cui affidare i nostri “perché”, che dobbiamo fare?  Distacco? Esattamente il contrario di quanto la compassione, segno distintivo della nostra consapevolezza, prescrive!  Inoltre fuga e distacco  possono confondersi l’un  l’altro e spesso lo fanno portando all’autorefenzialità e dilatazione dell’ego.

Allora forse questo “perché” che ci accompagna in ogni atto della nostra vita è  nostro ma va vissuto  filtrandolo attraverso la universale natura di Buddha, fino in fondo in comunione con chi soffre. Ad esso e ai suoi dolori dovremmo allora dire che ci dobbiamo “attaccare”. Forse, dovremmo essere questo “perché”, rappresentarlo in ogni momento, e per questo essere “illuminati”.

Pubblicato da zenrinzairoberto

nato a Trieste 12.1.47, residente da 2 anni in Tunisia, pediatra in terapia intensiva neonatale fino al pensionamento, successivamente in missioni all'estero come medico: Zimbabwe, India, Pakistan, Afghanistan. Pratica zen rinzai da 30 anni presso il bukkosan zenshinji di Orvieto, guida spirituale M° Taino già allievo di Yamada Mumon Roshi Qualche annofa, dopo aver terminato il percorso formale (che non finisce mai e forse...mai inizia) ho scelto l'ordinazione monacale. Nonno sei volte. Padre tre volte. Sposato una volta.