praticare in occidente

Nell’ambito dell’interreligioso siamo molto a contatto con i monoteismi dominanti nella nostra civiltà. La caratteristica che ha fatto sì che il giudaismo-cristianesimo si espandesse rapidamente è stata quella della speranza nel mondo del futuro. Una prospettiva finalistica che poteva acquietare la sete di giustizia, di protezione, che ognuno porta in sé. Già all’epoca fu una rivoluzione rispetto alla concezione greca della eternità della natura accoppiata alla necessità della morte dei singoli elementi che la compongono, noi compresi. Questa concezione teleologica  che prevedeva un momento negativo iniziale, uno di redenzione e il compimento della perfezione dopo, ha permeato tutto l’occidente basta vedere come anche la scienza si sia sviluppata con questa successione: prima l’ignoranza, poi la scoperta, dopo la conoscenza. Per noi che pratichiamo lo zen in occidente è importantissimo renderci conto che non è possibile l’importazione, insieme al nostro metodo, delle caratteristiche culturali con cui il buddhismo si è sviluppato in oriente.  In questo siamo facilitati dalla storia del buddhismo che ovunque si sia espanso non ha inculturato ma piuttosto si è fatto inculturare. Basti pensare alle differenze tra ii buddhismo indiano, quello cinese, quello tibetano. Oggi dopo due millenni  tocca all’occidente trovare la chiave per fare diventare propria questa pratica di illuminazione. A noi, come praticanti, sta di non farci incapsulare in ritualità e modi di pensare lontani dall’ambiente in cui stiamo ma al contrario essere capaci di coniugare il nostro metodo di pratica con il mondo circostante!

Pubblicato da zenrinzairoberto

nato a Trieste 12.1.47, residente da 2 anni in Tunisia, pediatra in terapia intensiva neonatale fino al pensionamento, successivamente in missioni all'estero come medico: Zimbabwe, India, Pakistan, Afghanistan. Pratica zen rinzai da 30 anni presso il bukkosan zenshinji di Orvieto, guida spirituale M° Taino già allievo di Yamada Mumon Roshi Qualche annofa, dopo aver terminato il percorso formale (che non finisce mai e forse...mai inizia) ho scelto l'ordinazione monacale. Nonno sei volte. Padre tre volte. Sposato una volta.