seconda parte del primo discorso di Lin chi

Dunque sembrerebbe che il primo monaco abbia capito l’antifona quando ne compare un altro con  domanda molto ovvia: “quale canzone canti e da dove proviene?”  Vale a dire: quale è la tua tradizione? Invece di rispondere Lin chi ricorda un episodio simile che gli è capitato da giovane: “ per tre volte  feci questa domanda a Huang Po mio maestro e per tre volte fui battuto!”.  Interdetto il monaco esitò e zac! arrivò una bella bastonata. Lin chi inoltre commentò: “è inutile che speri di piantare un palo per aria!” oppure, altra traduzione “tu non sei capace di piantare un piolo nell’aria”

Se il primo monaco voleva una risposta dottrinaria, il secondo voleva etichettare in qualche modo il maestro. E’ quello che anche noi facciamo continuamente nei rapporti con gli altri senza renderci conto che così facendo ci impediamo di vedere l’altro come veramente è. L’etichettatura risponde ai nostri bisogni di classificazione e porta con sé anche gli eventuali pregiudizi che abbiamo nei confronti di chi ci sta davanti.

Così chiedere al maestro a quale tradizione appartiene, impedisce di cogliere quel riconoscimento reciproco tra discepolo e maestro che è il cuore dello zen.  Se vogliamo piantare un palo, dice Lin chi,  dobbiamo farlo sul giusto luogo che è il terreno.  Se tentiamo di piantarlo in aria non otterremo nulla!

Così anche il secondo monaco viene redarguito con una bastonata

Pubblicato da zenrinzairoberto

nato a Trieste 12.1.47, residente da 2 anni in Tunisia, pediatra in terapia intensiva neonatale fino al pensionamento, successivamente in missioni all'estero come medico: Zimbabwe, India, Pakistan, Afghanistan. Pratica zen rinzai da 30 anni presso il bukkosan zenshinji di Orvieto, guida spirituale M° Taino già allievo di Yamada Mumon Roshi Qualche annofa, dopo aver terminato il percorso formale (che non finisce mai e forse...mai inizia) ho scelto l'ordinazione monacale. Nonno sei volte. Padre tre volte. Sposato una volta.