il nostro buddhismo

Spesso nell’ascoltare domande che vengono poste da praticanti all’inizio o da persone esterne, si nota una grande curiosità sia verso gli aspetti “pittoreschi” dello zen sia verso i suoi contenuti esteriori.

Chi pratica da qualche tempo sa bene che le risposte a domande sulla dottrina nella nostra scuola vengono date con il contagocce e questo perché la nostra è la scuola dell’illuminazione improvvisa. Non si ritiene che essa arrivi in modo graduale, guidata da conoscenze approfondite dei testi. Al contrario è una consapevolezza al di là dei testi che viene dal cuore.

L’idea di fondo è che il maestro che sta in noi stessi viene stimolato in momenti di grande crisi personale, di grande sforzo psicofisico, quando “tutto sembra perduto”. L’esempio del monaco che aspettava fuori dal monastero, illuminato nel momento in cui gli fu chiusa la porta in faccia facendogli perdere il braccio, è esemplare.

Non è con le comodità ed i termosifoni accesi che ha senso meditare, questa è l’impostazione generale della nostra scuola che spiega anche perché non si indulga nei rapporti interpersonali intimisti o consolatori.  Un esempio che viene dal giappone lo abbiamo in questi giorni.

E’ passato da poco il momento della sesshin rohatsu che si fa ogni anno a dicembre in ricordo della illuminazione del buddha Sakyamuni. In questa sesshin che dura una settimana si passa il tempo dormendo pochissimo o per nulla, né di giorno né di notte, mangiando qualche cucchiaio di riso  e bevendo thè nei momenti cerimoniali. Si dice che qualcuno prima dell’inizio usi fare testamento.

Si privilegia in questo modo l’essenzialità che è in noi e che ci può portare al satori.

Come sempre lo zen è anche paradossale poiché, date queste premesse conclude che l’illuminazione può pure essere stimolata dal fruscio di una foglia che cade. Non solo: sottolinea che nel mondo possono esserci tantissimi illuminati che non hanno mai praticato zazen, poiché la natura di buddha è in tutti.

Dunque anche noi nel piccolo cerchiamo di praticare seriamente, con attenzione, superando gli ostacoli fisici e mentali, gli alibi che usiamo per giustificarci e saremo più vicino alla salvezza nostra e del mondo

Pubblicato da zenrinzairoberto

nato a Trieste 12.1.47, residente da 2 anni in Tunisia, pediatra in terapia intensiva neonatale fino al pensionamento, successivamente in missioni all'estero come medico: Zimbabwe, India, Pakistan, Afghanistan. Pratica zen rinzai da 30 anni presso il bukkosan zenshinji di Orvieto, guida spirituale M° Taino già allievo di Yamada Mumon Roshi Qualche annofa, dopo aver terminato il percorso formale (che non finisce mai e forse...mai inizia) ho scelto l'ordinazione monacale. Nonno sei volte. Padre tre volte. Sposato una volta.