spirito e materia

nella nostra scuola ed in genere in tutte le scuole buddhiste si preferisce evitare il termine spiritualità e di conseguenza il sostantivo spirito.

Dipende dall’idea che nominandoli si possa indurre nell’ascoltatore una visione dicotomica o manichea tra materia e spirito o, detto in altre parole, tra corpo ed anima.

Penso che questo atteggiamento reticente vada abbandonato.

Anzi bisognerebbe segnalare con forza la concretezza e materialità dello spirito come proprietà emergente dalla complessità degli esseri senzienti.

In questo l’interpretazione dell’anima che ne dà il teologo Vito Mancuso può essere d’aiuto.

Se concepiamo l’anima come l’energia celata che emerge costituendosi come natura, possiamo tranquillamente parlare di anima vegetale, anima animale, anima umana , anima spirituale definendo quest’utima come il manifestarsi di una tensione verso il senso da dare alla propria vita.

Ecco allora che la spiritualità diviene semplicemente la forma di espressione mentale e non presenta equivocità dicotomiche

Certo questa capacità può essere svilita trasformando il libero arbitrio in volontà di potenza o distorcendolo nell’inseguimento senza fine delle proprie brame. E’ la vita infernale dei “deva”

Tuttavia se la stessa capacità coglie sé stessa in quanto possibilità di travalicare il contingente per manifestarsi come assoluto eccola trasformata in quell’esperienza che si può chiamare spirituale.

Che si manifesti in forma artistica o religiosa o qualsiasi altra è irrilevante. Che il mezzo adottato per ottenere questa consapevolezza dipenda da pratiche le più diverse, ancorate alle multiformi tradizioni culturali, è irrilevante. Rimane il fatto che sono tutte forme o pratiche spirituali ed è meglio definirle così per capirle meglio.

Dirò di più: la possibilità di travalicare il contingente è strettamente legata al superamento del principio di non contraddizione. Cioè al superamento dei principii della logica. In tutte le tradizioni il vuoto o il silenzio della mente sono componente necessaria per intravedere il non dicibile, l’uomo originale, la mente unica (tanti modi di esprimersi nel tentativo di fare una descrizione). Non solo: in tutte le spiritualità anche la componente emotiva derivata dalla avidità dell’ego viene relegata in secondo piano in attesa di presentarsi rigenerata dopo l’esperienza dell’assoluto. Dunque guardiamo con delicatezza ed attenzione ogni tentativo di chiunque di dare un senso alla propria vita sapendo che ogni soluzione che riduca la sofferenza del mondo è degna di massima stima! E non fermiamoci alle parole fidandoci dei nostri pregiudizi, mai!————–

Pubblicato da zenrinzairoberto

nato a Trieste 12.1.47, residente da 2 anni in Tunisia, pediatra in terapia intensiva neonatale fino al pensionamento, successivamente in missioni all'estero come medico: Zimbabwe, India, Pakistan, Afghanistan. Pratica zen rinzai da 30 anni presso il bukkosan zenshinji di Orvieto, guida spirituale M° Taino già allievo di Yamada Mumon Roshi Qualche annofa, dopo aver terminato il percorso formale (che non finisce mai e forse...mai inizia) ho scelto l'ordinazione monacale. Nonno sei volte. Padre tre volte. Sposato una volta.