Continuiamo con la parte centrale del sutra
Non leggerò il testo per l’eccessiva lunghezza, chi vuole lo può trovare in qualsiasi edizione del canone. Riassumo.
Dunque dopo averci guidato sulla strada della consapevolezza, di come siano positivi il non odio, la non avidità,la non illusione, nella parte finale del sutra il Buddha ci descrive le conseguenze di questa scelta, di questa capacità di “esserci”
L’esserci, la nostra dimora dopo aver abbandonato la zattera dell’attraversamento, produce amicizia, empatia, gioia ,felicità,pazienza, compassione. Non sono altro che alcune delle paramita (sila, dana, ksanti e virya). In questo caso ne sono citate due: l’amicizia (disponibilità generosità) e la calma (pazienza, forza d’animo) che poi portano alla compassione ed alla gioia. Qui bisogna capirci, non solo alla gioia e alla compassione del mondo relativo ma alla gioia e compassione universali, quelle che ci fanno stare sulla via dei bodhisattva e ci fanno vedere il mondo dal cancello dell’assoluto nel quale ogni azione è senza merito. Quelle che sgorgano spontaneamente dai kensho e dal satori e se proprio vogliamo sono conseguenza del “giusto sforzo” descritto nell’ottuplice sentiero. Quelle che ci liberano e non ci avviluppano nelle paludi e nella foresta dei 10 tori.
Ma forse non per tutti questo stato di donazione totale di sé è raggiungibile ed allora ecco, la prox volta, il capitolo delle consolazioni: chiunque si trovi sulla via può trovare forme diverse di consolazione a seconda della propria condizione mentale. Al prossimo commento!