Ecco comparire un terzo monaco, stavolta insegnante di sutra che non rassegnato afferma ancora: “ ma l’insegnamento però può rivelare la nostra vera natura, vero?” e Lin chi risponde “questo terreno di erbacce non è stato ancora mai vangato!” . Non rassegnato il monaco aggiunge :”ma il Buddha che ha insegnato per tanti anni mica ci ha imbrogliato, no?”
Lin chi perde la pazienza e con voce roboante gli chiede: “Dov’è il Buddha, eh? Dov’è?”
Insomma di fronte alla terza domanda insulsa Linchi perde la pazienza e giudica sprezzantemente il povero insegnante: il terreno della tua mente è pieno di erbacce, mai vangato, comincia ad esaminarti!
Malgrado questo l’insegnante insiste: anche il buddha ha insegnato per 45 anni, se lo ha fatto vuol dire che ciò serve a rivelarci a noi stessi!
A questo punto Linchi porta l’affondo gridandogli in faccia con gli occhi di fuori: ma il Buddha dov’è?
E qui si vede la non realizzazione dell’insegnante che colto impreparato tace. Linchi lo congeda con un “vattene imbroglione!”
Questo ultimo è un episodio rafforzativo dei primi due. All’inizio dei suoi discorsi Linchi vuole affermare con forza il primato dell’illuminazione improvvisa e al tempo stesso la necessità di “ripulire la mente” vangando e strappando le erbacce (fare zazen è un modo) affinchè al nostro fondo si manifesti la risposta all’ultima domanda di Linchi. Tolte tutte le incrostazioni, lo troveremo il Buddha: l’uomo vero, originale, unitario e universale che siamo.